Celebrare l’unità e il cambiamento al No Border Fest 2023

A ottobre, La Città dell’Utopia è diventata un vivace centro di unità e collaborazione globale durante la 13a edizione del No Border Fest. Nello spirito di rompere le barriere e promuovere l’unità, siamo entusiasti di raccontare l’incredibile viaggio della 13a edizione del No Border Fest. Tenutosi dal 21 al 22 ottobre, il festival di quest’anno è stato un’esuberante celebrazione di collaborazione, speranza e testimonianza dello spirito umano duraturo.

Una fase di inclusività e collaborazione:

Il festival è iniziato con un campo di lavoro unico, in cui 14 volontari internazionali si sono uniti per rendere il nostro spazio più accessibile. La loro dedizione alla creazione di un ambiente inclusivo ha posto le basi per un evento davvero straordinario.

Abbracciare pratiche sostenibili:

TerraTERRA, pioniera del commercio equo e delle pratiche etiche, ci ha accompagnato nella due giorni, sostenendo metodi di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente, un messaggio cruciale nel mondo di oggi.

Dialoghi intellettuali e laboratori approfonditi:

I laboratori di Storie di Mondi Possibili e Azione Comune di Pace hanno approfondito i temi dei confini ambigui, della pace e dell’azione collettiva, favorendo la crescita intellettuale e la comprensione dell’altr*.

Empatia attraverso il giornalismo:

La proiezione di ‘Sulla Loro Pelle’ ha fatto luce sulla difficile situazione dei migranti nei centri di permanenza per il rimpatrio, ricordandoci il costo umano associato alle politiche di frontiera.

Ponti culturali e solidarietà:

La partecipazione del Centro culturale curdo di Roma, Ararat, ha colmato le lacune culturali attraverso la loro vibrante dimostrazione di tradizione, favorendo la comprensione e la solidarietà.

Affrontare questioni urgenti:

Il festival ha affrontato con coraggio il conflitto israelo-palestinese, dedicando alla memoria di Vittorio Arrigoni un commovente spettacolo teatrale di Macerie a Gaza, seguito da una cena palestinese a sostegno dell’organizzazione Gaza Free Style.

Voci potenti e lavoro vitale:

L’organizzazione Mediterranea ha condiviso il suo fondamentale lavoro nel salvataggio dei rifugiati nel Mar Mediterraneo, evidenziando la tragica realtà che la regione deve affrontare.

Preziosissimo anche l’intervento in streaming con Refugees in Libia, facilitato dall’associazione Melitea, che ha anche presentato la campagna Stop Border Violence.

Unirsi attraverso i media e la comunicazione:

Il festival è stato trasmesso in live dalla Piccola Radio (progetto di radio comunitaria di Laboratorio 53), che ha dimostrato il potere dei media nell’unire voci e comunità diverse.

Interessante anche la ricerca sulle parole e i loro significati, proposta da Eduraduno e l’artista Pietro Moretti, per riflettere sui mondi e gli immaginari creati dal nostro linguaggio.

Musica oltre i confini:

Indimenticabili le due performance musicali del festival: i Cori Uniti diretti da Nora Tigges, con i loro canti popolari italiani di migrazioni e lotta, e il dj set di Dj Fanqueiro (del due Funkamari), che ci ha accompagnato in un viaggio musicale dal brasile, alle isole di capo verde, al medio oriente passando dai balcani. 

Letture per costruire:

Bellissimo lo spazio dedicato alle storie e alla narrativa: l’associazione Senza Confine ha presentato il suo libro “In cammino con gli ultimi”, dedicato alla vita di Dino Frisullo, e in maniera molto emozionante ci ha trasmesso l’urgenza di essere attivist* appassionat*. L’associazione Questa è Roma ha presentato il libro “Il pianista del Tarenga” insieme all’autore Abdou Diouf: un dibattito animato e partecipato, in cui si è parlato di stereotipi e discriminazioni senza filtri.

Prospettive per il futuro:

Il festival quest’anno ha centrato uno dei suoi primi obiettivi: costruire reti. E’ stato infatti il primo momento di incontro e confronto per una serie di realtà che si stanno attivando sul territorio romano per portare avanti mobilitazioni e campagne di sensibilizzazione sui CPR.

La 13ª edizione del No Border Fest, abbracciando la diversità e promuovendo l’inclusività, le pratiche etiche, l’interculturalità e il dialogo aperto, ha trasformato La città dell’utopia in un amplificatore di speranza., ricordandoci che l’unità e la solidarietà possono prevalere, anche in un mondo diviso dai confini.